Mutamenti. Le metamorfosi sintetiche di fuse* e Francesca Pasquali è il titolo del progetto curato
da Federica Patti per la quinta edizione di das - dialoghi artistici sperimentali con il lancio di una doppia esposizione all’insegna di un’esperienza diffusa, immersiva e variegata che coinvolge i diversi spazi del Museo d’impresa sull’idea di mutevolezza, caducità, evoluzione che le nozioni, le immagini, i supporti, le tecnologie e gli elementi culturali attuano nel tempo, incessantemente, proprio come i processi di trasformazione che avvengono in natura.
Per CUBO in Torre Unipol, la proposta espositiva è un rinnovato Labirinto_ Innesti Armonici proposto per l'occasione come un'esperienza diffusa, immersiva e cangiante.
L'artista Francesca Pasquali trasforma nuovamente il 25esimo piano della torre in un mondo incantato, una foresta sintetica magicamente comparsa dal nulla e prepotentemente insinuata tra le architetture custodi del nostro presente. Una giungla di morbidi filamenti sospesi, cascate zampillanti realizzati con materie plastiche e setole di vario spessore all'interno delle quali si irradiano suggestioni luminose e sonore di diversa frequenza, accoglie ora una vegetazione che durante i mesi si è trasformata, insinuandosi tra i materiali sintetici. Il singolare percorso invita il pubblico ad un cammino sensoriale dove tra artificio e natura, materia e ambiente si sono insinuati luci e suoni.
Avviata in occasione della performance,
StrawsLAB_interazioni gestaltiche con la materia, ci si è focalizzati sulla capacità della materia di generare suoni e movimento e sulla potenza rigenerativa dello stesso materiale industriale. Il progetto completava la forza espressiva e sensoriale attraverso l’intreccio di mezzi espressivi, digitali e gestuali che coinvolgevano il visitatore rendendo unici e inediti i momenti performativi del suono, della stessa materia dell’opera, delle luci e del corpo che diventavano protagonisti, lasciando aperti interrogativi sulle infinite possibilità intrinseche e interattive che l’opera e la sua natura materica generano.
La dimensione spaziale del nuovo Labirinto di Francesca Pasquali segna percorsi imprevedibili dove le trame si intrecciano tra loro come in un arazzo con le multiple varianti di suono e di luci. La materia plastica dell’installazione assume nuova vitalità grazie alla natura sfuggente, immateriale e trasversale del suono e delle luci.
Le sonorità generate dalla materia occupano lo spazio del quotidiano per stimolare, tramite l’ascolto, una diversa percezione di quanto acquisito dalla percezione visiva perché la sensazione di ciò che vediamo dipende tanto da quello che ascoltiamo; ascolto e visione diventano qui esperienze attive e partecipative del fruitore. Le setole che oscillano al passaggio o al tocco del visitatore producono una vibrazione che giunge al nostro orecchio, accende nuove luci e rimbalza tra le architetture saturando lo spazio e le dimensioni architettoniche che ci circondano.
Nell'installazione si annullano le distanze tra fruitore e materia, tra corpo dell'osservatore e corpo dell'opera, immersi nella stessa dimensione esistenziale. Le effettive potenzialità plastico-scultoree delle installazioni di Francesca Pasquali stimolano un atteggiamento proattivo grazie al quale ogni opera diventa un dispositivo visivo e relazionale che, inserito tra lo spettatore e l'ambiente circostante, è in grado di produrre altre letture della realtà e a stimolare nuove riflessioni.