In occasione della mostra FANTOMOLOGIA. Dal micro al macro ai fenomeni del reale - progetto segnalato nell’ambito di ART CITY Bologna 2019 e di Artefiera - per la seconda edizione di das - dialoghi artistici sperimentali (link alla rassegna), CUBO ha supportato la produzione dell’opera di STANZA "The Nemesis Machine" 2019, una delle opere maggiormente iconiche dell’artista britannico, pioniere e sperimentatore sin dalla metà degli anni Ottanta del complesso rapporto esistente tra uomo, tecnologia e spazio declinato nelle sue diverse forme: personale, relazionale e architettonico.
L’opera è una complessa e sorprendente rappresentazione in scala di una città virtuale, i cui elementi formali sono composti di circuiti e componenti elettronici e l’illuminazione è fatta di led e spie luminose, in grado di monitorare in tempo reale i flussi di informazioni, connessioni e i network di dati pubblici della città reale attorno a sé. Una sineddoche capace di restituire in piccolo le dinamiche che caratterizzano, nel bene e nel male, le nostre vite quotidiane.
Una membrana trasparente che mette in comunicazione CUBO con l’intera città di Bologna, che vive e respira all’esterno, al di là della grande vetrata verso la quale l’installazione si rivolge e da cui attira l’attenzione del visitatore, il quale, a sua volta, diventa parte dell’opera nel momento in cui i suoi spostamenti nello spazio espositivo sono monitorati e riprodotti da un sistema di sensori su una serie di piccoli schermi. Per ricordare, in ogni istante, ciò che affermava Michel Foucault secondo il quale “prende forma ormai una politica di coercizioni, che sono un lavoro sul corpo, una manipolazione calcolata dei suoi elementi, dei suoi gesti, dei suoi comportamenti” nonché le ormai evidenti implicazioni sulla privacy da parte di quelle stesse tecnologie di sorveglianza e “automazione intelligente” alle quali abbiamo delegato le nostre ansie di “protezione” dello spazio da ciò che è “diverso” e “ignoto”, perché, come ricorda Étienne de La Boétie “colui che tanto vi domina non ha che due occhi, due mani, un corpo, non ha niente di più dell’uomo meno importante dell’immenso ed infinito numero delle nostre città, se non la superiorità che gli attribuite per distruggervi. Da dove ha preso tanti occhi, con i quali vi spia, se non glieli offrite voi?”(Dal testo in catalogo di Marco Mancuso).
La ricerca artistica di STANZA si focalizza sull’analisi critica e sociale dei sistemi partecipativi vitali che caratterizzano le città contemporanee,
formalizzando il suo lavoro in una serie di opere che - a cavallo tra ambiti disciplinari attigui come la Net Art e la Interactive Art -
si pongono l’obiettivo di innescare dialoghi e conversazioni sulle politiche dello spazio urbano, tecnologico e sociale.
Nelle sue azioni e installazioni, STANZA propone al pubblico il classico archetipo della metropoli come organismo al contempo tecnologico e biologico, basato in entrambi i casi su un sistema di relazioni costanti e frenetiche che ne costituiscono la linfa vitale, smarcandosi dal rischio di un’eccessiva banalizzazione o di una lettura distorta del suo lavoro grazie al lessico visivo rigoroso e alla sorprendente capacità di innescare un dialogo tra opera e pubblico fatto di curiosità, esplorazione.
Con la sua installazione l'artista ha rappresentato la complessità di una città; riproducendo una mini metropoli meccanica che monitora i comportamenti, le attività e le informazioni mutevoli del mondo che ci circonda utilizzando dispositivi in rete e informazioni provenienti da Bologna trasmesse elettronicamente attraverso internet in tempo reale.