Come cambia il nostro sé quando la prima cosa che gli altri conoscono di noi è il contenuto del nostro profilo sui social network?
Nell'ambito di ART CITY Bologna, in occasione di Artefiera 2025, CUBO torna a proporre das dialoghi artistici sperimentali, la rassegna trasversale dedicata al dialogo artistico e culturale sui temi della contemporaneità, territorio di confronto su contenuti, tecniche, linguaggi di artisti della new generation.
Alla sua ottava edizione, das presenta UNA, DOPPIA, COLLETTIVA. L'identità al tempo del Metaverso, un progetto dinamico curato da Federica Patti e Claudio Musso, che vede LaTurbo Avedon, Auriea Harvey, Kamilia Kard e Mara Oscar Cassiani impegnate a condurre lo spettatore in un percorso cangiante di declinazione del sé nell'era del Metaverso.
La mostra esplora l'identità come un equilibrio tra unità (UNA), complessità (DOPPIA) e relazione (COLLETTIVA), offrendo uno spazio per riflettere sull'interazione tra sé e gli altri nell'universo digitale.
La ricerca artistica internazionale sviluppa da sempre simulazioni, mondi alternativi e fantastici, con obiettivi molto diversi, sperimentando allo stesso ritmo dell'evoluzione della tecnosfera e riflettendo sulle implicazioni estetiche e politiche che questa comporta.
L'ascesa dei metaversi rappresenta, in questo contesto, un cambiamento fondamentale nell'attuale nozione di presenza digitale, verso l'interconnettività di massa, l'interoperabilità universale e la sincronicità persistente. Oggi, i metaversi possono essere descritti come interrealtà, spazi sociali caratterizzati da una costante influenza esperienziale e identitaria tra contesto online e offline dove l'individuo ha la possibilità di scegliere con chi e in che modo condividere e presentare la propria identità sociale e la propria storia.
I metaversi, anche definiti identity playgrounds per la possibilità che offrono di giocare e sperimentare con la propria identità online, consentono di esplorare aspetti repressi del proprio Io, utilizzandoli nella costruzione dell'individualità virtuale e avendo il controllo completo della rappresentazione di sé online. Ciò può comportare una dissociazione del legame, apparentemente inscindibile (almeno nei contesti offline) tra corpo e Io e, come messo in luce per la prima volta dalla sociologa, psicologa e tecnologa statunitense Sherry Turkle, può portare a una saturazione del sé e creare una poliedricità identitaria che libera dalle convenzioni sociali e dalle responsabilità. Inoltre, dagli studi di netnografia (etnografia in rete) è emersa anche un'esigenza relazionale on/offline più urgente del desiderio di evadere dal sé incarnato per indossare la maschera di un sé desiderato.
Insieme alla rappresentazione di sé, i social, le piattaforme e i metaversi hanno reintrodotto una performatività del singolo, in parte come campo di azione specifico per l'indagine estroflessa dell'identità, ma sempre più spesso come sconfinata possibilità di creazione di alter ego, avatar, bambole, manichini, esseri ed entità ibride che travalicano i confini dell'umanità attraversando lo specchio.
LaTurbo Avedon, Auriea Harvey, Kamilia Kard e Mara Oscar Cassiani presentano una serie poliedrica di eventi, formati e opere che si dispongono negli spazi espositivi secondo dialoghi estetici, dinamici e tematici, accompagnando i visitatori in un viaggio tra arte, psicologia e tecnologia.