In quei “Luoghi Familiari" il tempo si è fermato per un attimo, o meglio,
Anna Di Prospero lo ha fermato all'apice della sua intensità emotiva.
L'artista, nata a Roma nel 1987, formalizza la sua esplorazione della realtà attraverso il medium fotografico, con un linguaggio in cui convergono, in simbiosi perfetta, pittura, performance, scultura e forse anche musica. A
CUBO
presenta due delle sue più recenti serie fotografiche: una dedicata all'architettura urbana, l'altra agli affetti e ai legami familiari. Si tratta di soggetti che sono centrali anche nella
mission dello spazio espositivo, voluto fortemente da Unipol, e che proprio alla sperimentazione architettonica e alla riflessione rispetto ai valori su cui si basa la nostra vita di tutti i giorni ha legato le sue mostre.
“Le architetture sono scelte con cura, osservate a lungo, durante estese residenze all'estero e ripetuti viaggi. Anna ha iniziato fotografando all'interno e all'esterno delle mura di casa, con la serie I am here, per poi spostarsi lontano, in giro per il mondo, scoprendo le geometrie della città […]. Ci sono elementi che ritornano, come contrappunti di una melodia: le gambe nude, le mani che si sfiorano, i vestiti monocromatici neri o rossi, i lunghi capelli sciolti o raccolti in uno chignon da ballerina. Gli scatti dove il corpo si curva o si piega sembrano essere inondati di musica. In quei gesti netti, precisi, costruiti con cura, che possono far pensare a un'attenzione particolare per le coreografiche di Pina Bausch, emergono le emozioni.
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- Marseille #8, 2014
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- Marseille #9, 2014
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- Untitled, 2012 (Jubilee Church - Roma, Italy)
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- Untitled, 2015 (The Vanke Pavilion - Expo Milan 2015, Italy)
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- Untitled, 2015 (Vodafone Building - Porto, Portugal)
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- Untitled, 2015 (Auditorium Oscar Niemeyer - Ravello, Italy)
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- Untitled, 2011 (The Guggenheim Museum – Bilbao, Spain)
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- Untitled, 2015 (Den Blå Planet - Copenhagen, Denmark)
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- Untitled, 2010 (Social Housing in Carabanchel - Madrid, Spain)
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- Untitled, 2010 (El Mirador de Sanchinarro, social housing - Madrid, Spain)
Ecco dunque il secondo cuore della mostra, le immagini dei membri della sua famiglia, progettate insieme a loro in ogni dettaglio, dalla scelta del vestito al luogo, alla posa. Sono parte di una più ampia ricerca intitolata With you, sulle relazioni, i legami con familiari, amici e anche sconosciuti. Qui la figura è presente e si presenta, perde ogni anonimato. In queste immagini la luce gioca un ruolo fondamentale, per indirizzare lo sguardo, ma allo stesso tempo è discreta e tenera come l'amore familiare che viene ritratto. Le mani che si stringono, gli abbracci, la vicinanza, l'aggrapparsi all'altro, sembrano suggerire che le parole non possono dire ciò che lo sguardo può percepire. L'artista ci insegna a guardare e capire le emozioni nelle loro
manifestazioni più intense. È come se anche lei si aggrappasse alla fotografia, all'architettura, alla luce, per respirare, perché nonostante la costruzione degli scatti quello che emerge ha un sapore di naturalezza e spontaneità inconsueto.
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- Self-portrait with my father, 2011
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- Self-portrait with my brother, 2011
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- Self-portrait with my mother, 2011
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- Self-portrait with my grandmother Alfreda, 2011
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- Self-portrait with my sister, 2011
Le scene sono ricostruzioni del reale, con una tecnica che può essere paragonata a quella di grandi fotografi come Gregory Crewdson, capaci di esaltare il reale, renderlo più evocativo, fino per assurdo all'astrazione, quando due braccia diventano linee bianche che tagliano uniformi campiture di colore. Si parte sempre dall'autrice, dal suo Io, dal suo corpo, dalla ricerca dei suoi affetti, dalle sue esperienze di vita.
Questi autoritratti sono piccoli atti performativi, discreti come le pose che l'artista assume sui gradini di ingresso di un palazzo, sull'asfalto di una strada, contro una parete di cemento… Le architetture diventano per un istante la sua casa e la tavolozza su cui dipingere sensazioni non dette". (dal testo in catalogo di Antonio Grulli)