CUBO presenta la mostra SIRONI-BURRI: un dialogo italiano (1940-1958) a cura di Christian Caliandro. Un dialogo serrato tra Composizione Murale (1940-'42 ca.) di Mario Sironi e Nero con punti (1958) di Alberto Burri, due opere appartenenti al Patrimonio artistico del Gruppo Unipol che testimoniano la tensione creativa che anima la ricostruzione dell'Italia dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Realizzati in anni di polemiche e di istanze contrapposte, queste due opere rendono conto di possibili strategie di negoziazione con la crisi e con la transizione che investono l'identità del Paese. Gli anni della maturità per Sironi coincidono con il crollo delle ipotesi di arte murale e con la decisione di tornare alla pittura da cavalletto: nei quadri che realizzerà proprio dai primi anni 40 e fino alla morte, avvenuta nel 1961, le periferie urbane diverranno paesaggi sempre più dilavati e spettrali, mentre figure e oggetti si comporranno sulla tela come relitti, macerie, scorie di un mondo finito colta nel tentativo di trovare un proprio incastro e assemblaggio all'interno di uno scenario completamente mutato. Il Nero con Punti di Burri, invece, elide ogni riferimento esplicito alla tradizione pittorica italiana del Novecento e scava direttamente nella realtà di un presente eroso e di un passato lontanissimo: i sacchi resi bituminosi e cuciti insieme, sono al tempo stesso memoria dell'immediato dopoguerra e riscoperta del senso profondo, arcaico dell'identità italiana, fatto di povertà essenziale, di nudità dimessa. I Sacchi che l'artista realizza durante gli anni Cinquanta sono di memoria francescana e giottesca e allo stesso tempo sono post-apocalittici.
Il dialogo tra Sironi e Burri (proposto nel centenario della nascita di quest'ultimo, celebrato in tutto il mondo) fornisce un vivace spunto di riflessione su una fase cruciale della nostra storia. La riscoperta della realtà nell'arte e nella cultura italiana tra anni Quaranta e Cinquanta costituisce l'origine autentica della nostra identità di cittadini, memoria storica da mantenere viva per gettare oggi le fondamenta del domani.
La memoria collettiva tende spesso a sovrapporre ricostruzione e boom economico dei secondi anni Cinquanta, nonostante essi rappresentino due momenti cronologicamente distinti; così come l'idea stessa del “miracolo" e il suo intero arco semantico tendono forse a oscurare quel faticoso processo costruttivo che ha portato al compimento di quel miracolo. L'Italia riuscì infatti a ricostruire una forma alta ed efficace di consapevolezza prendendo coscienza della realtà tragica del suo trascorso, non certo negandola o rifiutando di considerarla per quello che era: la produzione culturale è testimone di questo enorme sforzo collettivo per elaborare il trauma in divenire e per riconfigurare le basi di un'infrastruttura immateriale ancora più importante per il Paese di quella fisica e materiale.