La mostra nasce dall'esigenza di promuovere e di valorizzare l'operato di varie artiste attive a Bologna analizzando un particolare aspetto della loro produzione, ossia lo sguardo rivolto alla natura e, nello specifico, alla vegetazione: uno sguardo che non cede alle sue forme più ovvie e scontate, dai fiori per motivi ornamentali ai frutti ideali per le nature morte, ma ai suoi elementi strutturali, quali foglie, rami o radici, intesi come nuclei ideali di processi astrattivi e trasformativi. Processi che, mediante l'elaborazione plastica o concettuale, distillano dal modello iniziale forme inattese e significati inediti.
Evidenziare questo aspetto nella produzione artistica al femminile serve a decostruire lo stereotipo di un approccio lezioso, emotivo o meramente decorativo da parte delle donne nei confronti delle forme naturali. La botanica e il mondo vegetale più in generale hanno affascinato artisti di tutte le epoche e continuano a farlo ancora oggi, in termini che non sono quelli di un ingenuo naturalismo, ma di un continuo ripensamento dei rapporti tra natura e cultura. Nella storia dell'arte bolognese, le forme vegetali hanno assunto una non trascurabile rilevanza ideativa con il neonaturalismo di metà Novecento, restando però invischiate nei vigori gestuali e materici della pittura informale e delle sue derivazioni. Attraverso una campionatura locale, il percorso delineato in questa mostra vuole illustrare invece una fase storica successiva, prendendo le distanze da climi culturali ancora inscritti in una prospettiva virile per raccontare l'inventiva femminile affermatasi nei decenni successivi.
Per secoli la storia dell'arte è stata una storia tutta al maschile ma, a partire almeno dagli anni Ottanta del secolo scorso, le cose sono cambiate e oggi le donne superano, in numero e anche in qualità, i colleghi uomini. Per questo motivo, la mostra parte da alcune autrici già attive in quel periodo per arrivare alle più recenti, ricomponendo in un mosaico prezioso una situazione tutt'altro che unitaria ma, proprio per questo, più ricca e stimolante. A riprova di questa trasversalità, la mostra raduna dieci artiste di diverse generazioni, illustrandone al contempo gli specifici approcci creativi e le poetiche.
Le artiste invitate sono:
Sergia Avveduti (1965),
Pinuccia Bernardoni (1953),
Mirta Carroli (1949),
Valentina D'Accardi (1985),
Giulia Dall'Olio (1983),
Sabrina Mezzaqui (1964),
Sabrina Muzi (1964),
Francesca Pasquali (1980),
Greta Schödl (1929) e
Sissi (1977). Si passa dalla scultura in acciaio all'installazione di oggetti, dalla fotografia al disegno fino alle più radicali ricerche concettuali, con l'obiettivo di illustrare le numerose vie della creatività al femminile nella città di Bologna, oltre ogni visione stereotipata e a confronto con un tema quanto mai attuale, la relazione con l'ambiente e la comprensione dei confini tra la dimensione naturale e quella artificiale.
Estratto dal testo in catalogo di Pasquale Fameli
Tour virtuale della mostra